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al testo di Amina Narimi
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Coincideva con la poesia con la parola improvvisa nel petto- dopo l'ultimo congegno della mente, per compiere la terra finale nel buio arretravo nel nulla del vuoto, di un ricordo interminato dei fondali, in cerchio di danza,- sull’orlo di uno stelo lasciato dalla prima sillaba
fu chiaro il furore, due lampi nel verde del tiglio e una febbre leggera, nel suono del vento, uno scricciolo, un angelo sottile mi rapì, sulla cima del Tauro, nel grido invisibile rovesciando il respiro in avanti un solo sguardo.. è la luce nel varco colma di ogni richiamo alle pietre commosse, fino alla casa degli antenati
custodiva nel viso me stessa in forme infantili, e in cammino nella tensione del corpo eccitato a stringere il mistero. Distesa, nella calma, un tenero abbraccio per saltare nella nebbia nella signora del gioco, e quasi un passo nel tuffo di partenza a premilcuore
in altri mondi, ed al risveglio non diciamo: ecco, era un sogno- d’indicibile esperienza noi saltiamo ebbri d’esistenza, per nascita e destino sul cammino appena schiuso.
Matrice d’ogni luce, viva tra parole da raccogliere nell’erba fino alle labbra, ancora incerte a prendere radice, appese all’aria, a raccontare dal luogo del ritorno: l’azzerarsi della terra sotto i piedi di quello scricciolo che m’insegnò a volare |
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